UTIL: ricetta per il rilancio




Meno freni e più meccanica:
ricetta Util per il rilancio

Milano Finanza, 17 Settembre 2022

Automotive non è soltanto sinonimo di crisi e di destino molto incerto, stretto fra domanda depressa da guerra e pandemia, offerta in difficoltà per le forniture di microchip e cavi alle case automobilistiche e fine del motore a benzina e diesel. Può essere sinonimo anche di scommessa che si può vincere. A patto però che si decida di investire per migliorare la qualità del prodotto e per cogliere le trasformazioni in atto della mobilità, giocando anche la carta della diversificazione e del progressivo riposizionamento.

E’ quello che è successo alla Util Industries, azienda di Villanova d’Asti che produce componenti per i freni – piastrine e ganasce – per il mercato delle quattro ruote. Il gruppo, nato nel 1959, fattura 130 milioni di euro e ha 750 dipendenti sparsi fra i quattro stabilimenti (in Piemonte, a Concord in Canada, a Guangzhou in Cina e a Monterrey in Messico) e i due uffici vendite (a Stoccarda in Germania e a New York negli Usa) in giro per il mondo. Util è entrata nel 2017 nell’orbita della “galassia” DeA Capital Alternative Funds guidata da Gianandrea Perco, dopo che la sgr del gruppo De Agostini aveva acquistato da sette banche un anno prima, tramite il fondo IDeA CCR I, i crediti deteriorati vantati nei confronti di otto pmi, fra cui appunto l’azienda di Villanova d’Asti.

IDeA CCR I è il veicolo dedicato alla ristrutturazione che investe nei crediti di aziende in difficoltà che conservano però fondamentali solidi. Il gruppo piemontese era finito in tensione finanziaria nel 2016 a seguito dello tsunami che si stava abbattendo sul mercato automotive. Sconquasso innescato da un calo progressivo della produzione di auto a livello mondiale, in particolare in Europa per la concorrenza delle vetture elettriche, e dalle delocalizzazioni selvagge dei colossi della componentistica come Bosch e Itt – di cui Util è un fornitore – dal Vecchio Continente verso l’Asia.

A causa di un fatturato monoprodotto basato per l’80% in Europa, le scosse sismiche del mercato si sono trasferite nel capitale dell’azienda piemontese, all’epoca in portafoglio a investitori Associati sgr e Wise sgr: il fondo IDeA CCR I ha infatti convertito il debito in equity, salendo al 70% di Util. Cosa fare con una ripresa dei volumi vista appena nel 2025 anche a causa dei lockdown in pandemia? La ricetta è stata quella di insediare nel 2019 una nuova squadra di manager capitanati dall’amministratore delegato Fernando Bertoni e di iniziare a ridurre la dipendenza dal tradizionale comparto automotive. Come? Cambiando la mission dell’azienda, nel frattempo ricapitalizzata per far ripartire gli investimenti. Meno componentistica per i freni e più meccanica di precisione. E così Util ha rivoluzionato in primis il parco macchine. Da una parte, stampi e presse per riprodurre su larga scala – attraverso le tranciature – piastrine e ganasce a più alta resa. L’obiettivo è stato rinforzare il core business cercando di conquistare quote di mercato attraverso un prodotto di migliore qualità. Dall’altra parte, macchinari di alta precisione sia per seguire il cambiamento del settore auto che dal 2035 in Europa dovrà viaggiare solo a propulsione elettrica sia per entrare in altri settori. Quali? Dalla componentistica per i motori green, come il rotore che va montato non solo sulle quattroruote, ma ad esempio anche nei frigoriferi industriali, negli elettrodomestici e negli impianti a basso impatto ambientale, agli anelli di sicurezza in acciaio per le impalcature edili. Fino ad arrivare ai pezzi per le frizioni e i freni dei trattori agricoli. Negli ultimi due anni Util è riuscita a mettere in cantiere 25 nuovi prodotti e ha aperto anche uno stabilimento in Messico per servire senza dazi il continente americano, grazie agli accordi Nafta e Mercosur.

In numeri, gli investimenti sono passati dai 5 milioni all’anno prima del 2017 agli 8 milioni annui negli esercizi successivi, azioni che stanno dando frutti. Nel 2021 i ricavi sono tornati a quota 130 milioni di euro, a livello pre-pandemia dopo aver toccato un minimo di 86 milioni del 2020. Quest’anno il fatturato è visto in crescita a 165 milioni per arrivare a 190 milioni l’anno prossimo. E il riposizionamento, anche grazie al fatto che il comparto edile viaggia in controtendenza rispetto a quello dell’auto, ha fruttato 11 milioni di ricavi nel 2021, ne genererà 16 quest’anno e 25 nel 2023, riducendo del 15% la dipendenza dagli incassi dal tradizionale settore automotive.