Legàmi non fa saldi, ogni prodotto è soldout. I ricavi verso quota 100.




“Con le emozioni realizziamo numeri da start-up, anche se siamo nati 20 anni fa in un garage”, dice il fondatore Alberto Fassi. Ora l’azienda bergamasca ha 57 boutique, 400 dipendenti con un’età media di 33 anni (soprattutto donne) e scommette sull’estero

La Repubblica, Affari&Finanza, 27 novembre 2023

Il primo calendario dell’Avvento di Legàmi, prodotto in 30 mila copie, è entrato nei negozi il primo novembre, e due settimane dopo era già esaurito. Alberto Fassi, fondatore, amministratore delegato e soprattutto direttore creativo dell’azienda, non se l’aspettava, anche perché il calendario è uscito dai negozi e ricomparso sui siti che vendono oggetti da collezione, al doppio prezzo.

La storia di fassi è uno dei rari esempi dell’imprenditorialità nostrana che nasce in un garage, come quello di Nerio Alessandri di Technogym, o il più noto Bill Gates di Microsoft. Dopo studi in economia e un lavoro di prestigio in Kpmg, Fassi lasic ail posto fisso per fare un master di creatività in Cattolica, ed è lì, durante un progetto dell’università, che si inventa la cinghia per i libri, da cui il nome Legàmi. “Ho iniziato a far produrre, commercializzare vendere e distribuire cinghie per libri, scrivendo anche le fatture – racconta Fassi dalla sede di Bergamo detta “Capannone zero” dove nascono le idee – nei weekend davo una mano alla cassa nella libreria di famiglia, e mi sono accorto che la gente cercava qualcosa di diverso”.

Dalla cinghia alla cancelleria, e poi una fornitura di articoli e oggetti colorati per un campionario di 4mila referenze, sei edizioni speciali l’anno, e 15 personaggi, tutti animali (il corgi ha appena preso il posto del koala), con un loro legame e un messaggio particolare. Nonostante questo assortimento non ci sono saldi, e ogni prodotto va sempre esaurito. Legàmi, il cui anno fiscale termina a fine marzo, nel 22-23 aveva 77 milioni di ricavi (+50% sul 2021-22) con una marginalità a due cifre e conti in nero.

A novembre, prima della campagna di Natale, il gruppo che ha sede a Bergamo aveva già risultati record, e ora prevede di chiudere l’anno sfondando ampiamente quota 100 milioni di fatturato: a marzo il gruppo si prepara ad annunciare un’altra crescita a due cifre su tutta la linea di bilancio.

“Siamo nati vent’anni fa, ma ogni anno registriamo numeri da strat up – spiega Fassi – la gente continua a chiederci nuovi articoli, quest’anno nelle nostre 57 boutique a gestione diretta in Italia abbiamo accolto 15 milioni di visitatori: chi varca la soglia entra in un luogo di meraviglie, dove ci sono oggetti per tutte le tasche che ispirano un sorriso, dallo stationary alla casa ai giochi vintage”.

Una crescita tumultuosa che il prossimo anno si rafforzerà all’estero dove il gruppo pianifica le prossime aperture a gestione diretta e dove il gruppo realizza già attraverso il canale wholesale il 60% dei suoi ricavi. “Per le nuove boutique stiamo guardando alcune location nelle principali capitali del Vecchio continente, ma anche in Medio Oriente – spiega Fassi – a oggi solo il 5% dei ricavi deriva dall’online, e dove apriamo un negozio fisico crescono subito le vendite online. Ma noi crediamo molto nei luoghi e nelle emozioni che sipirano, ci piacciono penne e quaderni, ma abbiamo sviluppato anche altri 14 categorie di prodotti e sentiamo il bisogno di essere meno digitali”.

Non sono escluse nuove diversificazioni di prodotto e collaborazioni, mentre sono bandite dal modello di business tutte le licenze. “Continuiamo a ricevere tantissime offerte di accordi in licenza che decliniamo, perché vogliamo mantenere un’identità forte, un legame con i nostri prodotti e con i consumatori. Nasce tutto qui al capannone zero, c’è un team di decine di creativi che decidono insieme a me, io ho l’ultima parola. Siamo molto attenti anche ai prezzi, che devono essere giusti per i clienti e per l’azienda: non vogliamo fare utili. La mia soddisfazione più grande di questi anni è stata vedere un bambino che saltava nell’attesa dell’apertura del nostro flagship in piazza della Rotonda, accanto al Pantheon a Roma”.

Legàmi, 400 dipendenti, soprattutto donne con un’età media di 33 anni, è un gruppo inclusivo e si rivolge a un pubblico di tutte le età e di tutte le lingue. “Se penso a chi è il mio competitor, mi viene in mente la gelateria – confessa Fassi – chi entra da noi cerca una coccola, un oggetto che gli trasmetta positività, vogliamo diventare un love brand, il motto deinostri prodotti è “continua a sogare”.

Fassi è riuscito a far sognare anche DeA Capital Alternative Funds Sgr, che lo scorso giugno ha rilevato il 42% della società, iniettando anche nuove risorse per lo sviluppo. “Non volevo perdere la maggioranza, cercavo un compagno di viaggio – spiega Fassi – e con il team di DeA Capital c’è stata subito sintonia su tanti temi, a iniziare dall’ambiente, noi avevamo già il nostro bilancio di sostenibilità”. L’azienda, che ha già emissioni zero, ha appena strappato al cemento un’area di 3 ettari di terra vicina a Bergamo, sarà riservata alla natura ed è stata ribattezzata “Dreamland”. “Il nostro sogno è aprire un parco in ogni città dove inauguriamo una boutique – spiega Fassi – stiamo lavorando con tutti i nostri fornitori, non solo per controllare le condizioni di lavoro standard di sostenibilità, ma per spingerli un po’ oltre sui materialiriciclati e sul rispetto spasmodico dell’ambiente e delle condizioni di lavoro: anche i fornitori e i loro dipendenti devono poter continuare a sognare”.