TolLegal: Intervista a Giuliano Palazzo, Managing Director del Fondo Sviluppo Sostenibile

Come il Private Equity porta l’ESG nelle PMI.
di Valentina Magri, TopLegal Digital, N. 6, 13 settembre 2024
Il Fondo Sviluppo Sostenibile di DeA Capital investe solo in PMI che possono migliorare sotto il profilo ESG

ll dinamismo delle pmi italiane si sposa bene con i criteri del private equity, che consente loro di raggiungere la massa critica per attrarre risorse, competenze, network e migliorare la governance. «Noi siamo da sempre un investitore attivo e negli ultimi anni con una crescente attenzione all’Esg». Così Giuliano Palazzo,
managing director del fondo Sviluppo Sostenibile, gestito da Dea Capital Alternative Funds sgr, la società di investimenti in private equity (diretti ed indiretti), in turnaround e Npl, con esposizione domestica ed internazionale e oltre 6 miliardi di masse in gestione.
Dea Capital presta molta attenzione agli aspetti Esg con il pieno supporto degli investitori istituzionali ed i family office alla ricerca di storie di miglioramento degli aspetti di sostenibilità. È sempre più tangibile anche la connessa creazione di valore e mitigazione dei rischi. Per questo motivo, il fondo Sviluppo Sostenibile non investe in imprese in cui la maturità Esg è bassa in assenza di un potenziale significativo di miglioramento. Palazzo gestisce un fondo generalista con una dotazione di 165 milioni di euro attivo in Italia e in Spagna, con
operazioni su aziende dai 20 a 120 milioni di fatturato. «Siamo molto attivi sul miglioramento delle metriche Esg delle nostre partecipate, anche perché quello che prima era un nice-to-have, è diventato un must-have per la competitività», afferma Palazzo.
Il fondo opera seguendo un approccio personalizzato per ogni investimento con un assesment Esg prima di entrare nell’azienda target ed un piano di azione per migliorare lo score sulla E, sulla S e sulla G. «Creiamo un virtuoso allineamento di interessi, migliorando la governance, affiancando l’imprenditore nelle decisioni
strategiche e implementando, con buon senso, le practice Esg», chiarisce il managing director di Sviluppo Sostenibile. Gli imprenditori spesso hanno già iniziative in atto in tal senso e Dea Capital supporta sia le iniziative dirette dell’azienda, sia quelle indirette nella filiera a monte o a valle.
Poi ci sono anche gli impatti indiretti, non ancora immediatamente misurabili dagli attuali score, ma che diventeranno sempre più importanti. Per esempio, il fondo ha investito in settori anche non propriamente puliti dal punto di vista Esg, come quello dei motori navali a combustibili fossili (gasolio). Tuttavia, lavorando con l’azienda, nel mondo dei ricambi e dei componenti, quest’ultima è riuscita a migliorare gli impatti indiretti del business. Un’altra partecipata è, invece, leader mondiale nella produzione di valvole critiche nell’impiego di combustibili alternativi e in particolare dell’idrogeno. In un altro caso nel settore del packaging, il fondo sta sostenendo la ricerca di soluzioni per rendere il prodotto compostabile e riciclabile.
Sempre in ambito di sostenibilità, il fondo Sviluppo Sostenibile è stato uno dei primi a legare parte delle commissioni di performance al raggiungimento di obiettivi Esg, grazie al supporto di un certificatore che effettua un assesment specifico sull’impresa target per merceologia e per dimensioni, valutandola rispetto ai benchmark del settore.
Il tutto in un contesto di politiche green in continua evoluzione, che crea disruption e opportunità per le imprese in grado di agire rapidamente. Dea Capital Alternative Funds funge anche da osservatorio di questi e altri macro-trend, portandoli nelle pmi, che così facendo possono giocare d’anticipo. «Le pmi sono spesso inserite all’interno di filiere internazionali e osserviamo sempre più di frequente come l’adeguamento a certi standard Esg possa diventare condizione necessaria per continuare a farne parte. In questo senso, le nostre azioni mirano ad anticipare il cambiamento impiegando le best practice Esg dei settori in cui operano le nostre partecipate», spiega Palazzo.
Ma non sono solo le tendenze, come l’Esg, a influire sulla scelta delle imprese target. «L’obiettivo è di riuscire ad incrociare buone opportunità all’interno di macro trend solidi», dice Palazzo. Per un fondo di private equity come Sviluppo Sostenibile, i principali criteri dietro la scelta dell’impresa target sono persone di qualità, settori, opportunità, e la possibilità di fare un percorso di crescita. «Le buone opportunità non rimangono a lungo sul mercato, quindi quanto più si ha un approccio attivo tanto meglio per trovare situazioni in cui è l’imprenditore in primis a spingere per lavorare con il private equity», illustra Palazzo. Ma c’è sempre, a suo avviso, un elemento scatenante del deal: spesso si interviene per aggredire il mercato estero, un’acquisizione o per un passaggio generazionale.
Nel frattempo, nel private equity si è verificato un rallentamento delle operazioni di grandi dimensioni, mentre nel mid-market restano in buon numero. Le valutazioni si sono normalizzate, il che è un buon segnale, in quanto c’è meno margine per bolle e operazioni disconnesse dalla realtà. Solo in settori come tecnologia ed healthcare le valutazioni hanno ancora premi significativi.
Una strategia molto seguita nel private equity attualmente è quella del buy & build (in cui le aziende crescono per acquisizioni), sfruttando sinergie ed economie di scala dalle aggregazioni. «Le strategie di espansione organica o semplice de-leverage, in cui si entra in realtà mature facendo importante ricorso al debito, vanno meno di moda rispetto al passato per l’alto costo del debito e valutazioni ancora sostenute», conclude Palazzo.
